venerdì 8 gennaio 2010

"Cantico di Simeone" di T.S. Eliot nella trad. di E. Montale


Signore, i giacinti romani fioriscono nei vasi
e il sole d'inverno rade i colli nevicati:
l'ostinata stagione si diffonde...
La mia vita leggera attende il vento di morte
come piuma sul dorso della mano.
La polvere nel sole e il ricordo negli angoli
attendono il vento che corre freddo alla terra deserta.
Accordaci la pace.
Molti anni camminai tra queste mura,
serbai fede e digiuno, provvedetti
ai poveri, ebbi e resi onori ed agi.
Nessuno fu respinto alla mia porta.
Chi penserà al mio tetto, dove vivranno i figli dei miei figli,
quando arriverà il giorno del dolore?
Prenderanno il sentiero delle capre, la tana delle volpi
fuggendo i volti ignoti e le spade straniere.
Prima che tempo sia di corde verghe e lamenti
dacci la pace tua.
Prima che sia la sosta nei monti desolati,
prima che giunga l'ora di un materno dolore,
in quest'età di nascita e di morte
possa il Figliuolo, il Verbo non pronunciante ancora e impronunciato
dar la consolazione d'Israele
a un uomo che ha ottant'anni e che non ha domani.
Secondo la promessa
soffrirà chi Ti loda a ogni generazione,
tra gloria e scherno, luce sopra luce,
e la scala dei santi ascenderà.
Non martirio per me -estasi di pensiero e di preghiera-
nè la visione estrema.
Concedimi la pace.
(Ed una spada passerà il tuo cuore,
anche il tuo cuore).
Sono stanco della mia vita e di quella di chi verrà.
Muoio della mia morte e di quella di chi poi morrà.
Fa' che il tuo servo partendo
veda la tua salvezza.

Montale, oltre che enorme poeta e ...sensibile analista dell'anima, è stato anche fine traduttore. Conoscitore di Eliot (del suo immaginario pre e post conversione, del suo lessico, della poetica del 'correlativo oggettivo', paesaggio esteriore riflesso dell'interiore) offre una versione intensa e fedele della poesia originale.


Solo alcune, tra le cose da notare: La 1ma edizione della poesia di Eliot compare negli "Ariel Poems", n.16, London, Faber & Gwyer, 1928, con disegni di E. McKnight Kauffer.

Simeone anziano, di cui al testo, oltre che un transfert di Eliot stesso, e transfert possibile di ogni lettore, è in realtà figura storica, presente anche nel Vangelo di Luca 2:25 e segg;
la situazione è la Presentazione di Cristo bambino al tempio:

"2:25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; 26 e gli era stato rivelato dallo Spirito

Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo:

29 «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli 32 per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».

33 Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui. 34 E Simeone li benedisse, dicendo a Maria, madre di lui: «Ecco, egli è posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, come segno di contraddizione 35 (e a te stessa una spada trafiggerà l'anima), affinché i pensieri di molti cuori siano svelati».

Tornando alla poesia: gli sfondi invernali sono particolarmente suggestivi "il sole d'inverno rade i colli nevicati...l'ostinata stagione si diffonde".

Di seguito, "serbai fede e digiuno, provvedetti ai poveri" riecheggia la più schematica normatività dell'antica Legge, in ideale contrasto con la rivoluzione spirituale nella dialettica Legge-Grazia/AT-NT portata dal Cristo, qui bambino, riconosciuto spiritualmente da Simeone con note profetiche e accenni agli eventi futuri.

La denominazione-identificazione Figliuolo/Verbo(Parola che crea e ricrea) riecheggia l'incipit del Vangelo di Giovanni. La poesia di Eliot aggiunge un accento caratteriale a Simeone, che ha fede e speranza anche nella fragilità dei suoi 80 anni, ma manifesta un timore (e in fondo una descrizione del presente): "Chi penserà al mio tetto, dove vivranno i figli dei miei figli, quando arriverà il giorno del dolore? Prenderanno il sentiero delle capre, la tana delle volpi fuggendo i volti ignoti e le spade straniere" ...accento che lo rende più umano e vicino all'esperienza realistica di tutti gli uomini, preoccupati del destino dei propri cari se 'tra volti ignoti e spade straniere' , e della sorte della propria Terra, senza più punti di riferimento. Di nuovo, verso il principio della poesia "il vento che corre freddo alla terra deserta" sembra una citazione interna alla stessa storia simbolica della poesia di Eliot, la sua famosa Wasteland.

postato da Josh su Il Giardino delle Esperidi
http://esperidi.blogspot.com/2010/01/lostinata-stagione-si-diffonde.html