lunedì 30 marzo 2009

L’islam visto da Marco Polo, Schopenhauer ed Hegel.

Mi rifaccio al pensiero di questi illustri personaggi, cercando di interpretare specialmente il pensiero di Hegel.
“Non vi stupite se i Saraceni odiano i Cristiani: è perché la legge maledetta che gli ha dato il loro profeta Maometto gli ordina di fare tutto il male che possono alle genti che non seguono la loro fede, e di prendere tutto quello che possono prendere: per loro non è peccato. E se i Cristiani vengono a ucciderli o a fargli qualche torto, i loro fratelli li considerano dei martiri (…). Tutti i Saraceni del mondo si comportano alla stessa maniera” Marco Polo, 1271 .
“Nel Corano troviamo la forma più squallida e più povera di teismo. Ammettiamo pure che molto sia andato perduto nella traduzione, ma in quest’opera io non sono riuscito a scoprire nemmeno un pensiero dotato di valore.” Arthur Schopenhauer . Il mondo come volontà e rappresentazione (1819).
“L’astrazione dominava i Maomettani; il loro scopo era di far prevalere il culto astratto, e vi hanno teso con il più grande entusiasmo. Questo entusiasmo era fanatismo, cioè entusiasmo per un’astrazione, per un’idea astratta, che ha un’attitudine negativa rispetto all’esistente ” Friedrich Hegel, 1837
Marco Polo, pragmatico commerciante ed acuto osservatore dei costumi dei popoli, seppur qualche risentimento, contro l’islam, come veneziano doveva avercelo, ha centrato perfettamente il nocciolo della questione.
L’islam è immutabile, dall’ egira ad oggi non è cambiato di una virgola, prevaricazione, conquista, violenza, annichilimento dell’uomo e soprattutto della donna. Molte sure del corano iniziano con le parole “In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso”, però se non ubbidisci ai suoi voleri e non ti converti è giusto che tu infedele muoia e nel peggiori dei modi, per non parlare della sorte di quelli che si “macchiano” del peccato di apostasia.
Il giudizio di Schopenhauer sull’islam è lapidario e non da adito a dubbi: il corano non ha alcuna valenza intellettuale.
La posizione di Hegel, pur essa decisamente negativa, ci da modo di spaziare in un altro campo quello del fanatismo.
Il fanatismo è sempre stata la piaga del genere umano e non riguarda solo l’islam e le altre religioni o l’ateismo, ma tutte le ideologie in generale.
L’abbiamo sperimentato drammaticamente nel secolo scorso, comunismo e nazismo su tutte. Il fanatismo porta all’annichilimento dell’uomo, al rinunciare ad un pensiero autonomo per confondersi nella massa informe dei “sudditi”, ben manovrati da alcuni, che si autodefiniscono la voce di Dio oppure portatori del bene universale. Classiche manifestazione estetiche di fanatismo, sono il saluto romano, il pugno chiuso e il modo di pregare degli islamici.
Tutto questo porta all’entusiasmo per un’ idea astratta e, secondo Hegel, un’idea astratta ha “un’attitudine negativa rispetto all’esistente.”
L’esistente non ha, dunque, una sua funzione autonoma, da qui la svalutazione dei valori intrinseci dell’uomo come la libertà di pensiero. E’ la declassificazione dell’uomo a puro strumento, per un fine astratto ed ai più difficilmente comprensibile, ma obbligatoriamente da seguire, marxisticamente parlando alla reificazione dell’uomo. Questo è l’islam, sotto un aspetto di spiritualità, solo del fanatismo che soggioga l’uomo fino a portarlo al disprezzo per la vita, sia propria che altrui, ossia alla cultura della morte. Credo che, chi abbia visto in tv le dichiarazioni dei kamikaze sia rimasto impressionato, ma le dichiarazioni delle madri di questi ragazzi sono addirittura allucinanti. Questo si spiega solo, come scrive Schopenhauer, con la forma più squallida e più povera di teismo.
No islam.