domenica 27 dicembre 2009

...continua Le parabole di Shelburn

La parabola delle buone ciliegie

In quel tempo il buon raccoglitore di ciliegie predicava ad ogni uomo che doveva pentirsi ed abbandonare ogni cosa, perché, per sua colpa, le ciliegie stavano diventando sempre più grosse, e questo, diceva, è un gran male.
I soliti negazionisti sostenevano che non era vero, e che comunque meglio grosse ciliegie, che ciliegie troppo piccole, ma il buon raccoglitore li additava come eretici, e scagliava parole di fuoco contro di essi.
E così nessuno li ascoltava.
Arrivato in un villaggio, un personaggio di nome Boffino gli disse
- Buon raccoglitore, quello che dici è la verità, ed è la sola verità.
Però sono andato al mercato a comprare le ciliegie, e mia moglie, quella negazionista, ha negato che fossero più grandi dell'anno passato. Come posso fare a convincerla ? -
- Fa come me, raccogli solo le più grosse, e tua moglie non potrà negare l'evidenza -
- A dir la verità, maestro, ci avevo già pensato, ma il fruttivendolo, un vile negazionista anche lui, me l'ha impedito -
- Allora fa come me, mentre torni a casa, butta via le ciliegie piccole e conserva solo le più grosse. Così potrai dimostrare che la Scienza non mente, e le ciliegie sono davvero più grosse. -
- Ma se rimanessero solo poche ciliegie ? -
- Che t'importa ? L'ultima volta ne ho comprate da un fruttivendolo russo 34, ho buttato via quelle che non mi convenivano, e ne ho lasciate solo 12.
Ma con quelle sono diventato ricco e famoso. -

Parola di Shelburn.

sabato 26 dicembre 2009

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La parabola del tiratore di pietre.

In quel tempo, l'uomo del colle si avviò verso il monte dell' Ulivo, tra la valle della Quercia e il sentiero della Margherita. Ma all’alba si recò di nuovo al duomo e tutto il popolo andava da lui ed egli li salutava.
Così vide un uomo che era osannato assai, ma un passante colpì quello con un cavalletto, e poi un'altro lo colpì con una statuetta del duomo stesso, gridando "Mu...mu..muò...muori!".
E allora i soldati del re lo fermarono, ma l'assalitore tartagliò
"So...so..sono...pe...sono pe..."
"Sei Peppe ? " gli chiesero
"Sono pe... sono pentito!"
"Lasciatelo andare" disse l'uomo che era stato colpito, con grande magnanimità, ed essi lo lasciarono andare, e quello, appena svoltato l'angolo si fregò le mani, esclamando
"Ave... ave..."
"Ave anche a te, buon uomo" risposero al suo saluto quelli che gli erano vicini
"Macché ave, volé...volé...volevo dire...avete vi... avete visto come l'ho colpì...l'ho colpito bene ? Ah, come so...come sono bra...bra...bravo!"

Intanto, l'uomo che era stato colpito sanguinava ancora, e l'uomo del colle, preoccupato per tanta violenza, esclamò saggiamente:
"Nessuno di voi scagli più una pietra, se non è senza peccato !"
Ma in quel momento apparve un uomo dagli occhi di bragia, più spalancati di quelli di Ficarra, e strattonando con forza all'uomo del colle per la tunica, gli urlò
"Ma che c'azzecca ? Quest'uomo è il diavolo, e se tu lo teneressi stretto stretto, io lo colpissi con queste pietre, non troppo grandi né troppo piccole, per farlo soffrire di più !"

Parola di Shelburn.

martedì 22 dicembre 2009

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La parabola del buon imprenditore

In quel tempo c'era tanta gente che non aveva lavoro.
Allora il buon imprenditore disse:
- Lasciate che i disoccupati vengano a me, che un posto di lavoro glielo trovo io -
E i disoccupati vennero a lui, reclamando i loro diritti.
- Abbiamo diritto al lavoro, lo dice la Costituzione -
- E voi siete di sana e robusta Costituzione ? -
- Certo ! -
- E allora, perché non v'hanno dato il lavoro, visto che ne avete diritto ? -
- Perché hanno detto che la Costituzione stabilisce che abbiamo diritto al lavoro, ma non chi paga. -
- E loro non vogliono pagare ? -
- No, ci vogliono guadagnare ! -
- Ah, che bestemmia, "guadagnare"... il lavoro è un diritto. Ecco signori, io vi dò il lavoro, a tutti. Andate e lavorate, e se qualcuno vi dice qualcosa, dite che avete la benedizione del buon imprenditore -
La folla incominciò a muoversi, ma qualche impenitente malfidato, chiese
- Ma, buon imprenditore, noi lavoriamo, ma poi, chi ci paga ? -
- Io vi ho trovato il lavoro, non è quello che volevate ? Andate e lavorate ! -
Ma i malfidati continuavano a non fidarsi
- Non ci siamo capiti, buon imprenditore, noi chiediamo il lavoro, ma in realtà ci interessano i soldi....sa, la famiglia, le bollette - anche a quei tempi c'erano le bollette - le tasse, i vestiti, la roba da mangiare... ora anche quel grosso cane che abbaia la sera mentre ceniamo, il canòne, anche quello è aumentato, e glie dovemo da dà più carne... insomma, ce servono li sordi -
- Non potete chiedere a me di farvi diventare sordi, io semmai vorrei guarirvi -
- Non ce stamo a capi', dicevamo li danari...-

Il buon imprenditore ebbe una pausa, così come celentano ci ha insegnato, che fa molto "pensatore impegnato", e disse
- Va bene, tra poco ci sarà l'assemblea del popolo, e mi farò eleggere re, e così risolverò tutti i vostri problemi -
- Ci troverete un lavoro ? -
- Questo è facile, ogni disoccupato leggerà libri ai ciechi, oppure conterà gli uccelli che passano, oppure disegnerà dei quadri... il lavoro non è un problema, quello si trova ! -
- No, trovar lavori inutili, o anche benemeriti, ma che non producono ricchezza, è certamente facile,
ma,
qualcuno ci pagherà, e con che soldi, per contare gli uccelli o per dipinger croste ? Chi coltiverà il grano per fare la farina ? e chi cuocerà il pane ? E quando qualcuno ha fame, se non ci sarà pane, cosa mangeremo ? -
- Oh, quello non è un problema, farete come me, mangerete le brioche ! -

Perché, quando il buon imprenditore è brioscista, crede che i problemi siano facili, e che basti "lavorare" per aver fatto un lavoro "utile", che crea ricchezza. Ma i lavori inutili non creano ricchezza, e non producono pane. Meno male quindi che ci sono le brioche.

Parola di Shelburn.