Ieri ci avete chiesto di pubblicare il testo della Conferenza Onu sul Razzismo. Ma preferiamo raccontare una storia che spiega meglio di tante altre la natura orwelliana del vertice che si è appena concluso a Ginevra. Vi dice niente il nome di Ashraf al-Hajui?
Orwell a Ginevra
di
Roberto Santoro
23 Aprile 2009
La storia che vogliamo raccontarvi ha per protagonista il medico palestinese Ashraf al-Hajui. Qualcuno ricorderà che nel 1999 fu arrestato in Libia con 5 suore bulgare. L’accusa era pesantissima: aver infettato centinaia di bambini con sangue contaminato dal virus dell’Aids. La polizia lo rinchiuse per 8 anni nelle galere libiche e fu un’esperienza infernale. Ashraf ha raccontato di essere stato stuprato ripetutamente da un pastore tedesco, che gli sono state strappate via le unghie dalle mani, che lo tormentavano con scosse elettriche ai testicoli. Ha “confessato” tutto pur di sfamare i suoi carnefici. Alla fine è stato liberato grazie al provvido intervento della Francia. Siamo nel 2007.
Anche l’arcigna signora Najjat al-Hajjaji è libica. Per la precisione è stata l’ambasciatrice del Colonnello Gheddafi durante i lavori preparatori di Durban II. E non si tratta di un delegato qualsiasi. L’hanno nominata presidentessa del main committee che coordinava il vertice. Qui arriva il colpo di teatro, un punto micidiale messo a segno da “UN Watch”, l’organizzazione ebreo-americana che si occupa di “monitorare le performance delle Nazioni Unite per verificare se rispettano i principi della loro Carta fondativa”.
Venerdì scorso, la main commission della signora Najjat concede 30 minuti alle Ong per discutere e avanzare proposte sul testo che quello stesso giorno sarà approvato per acclamazione. Nel coacervo di Ong impegnate a ricordare al mondo la persecuzione dei palestinesi, la presidentessa concede la parola al delegato di UN Watch. Forse si aspettava un intervento di Hillel Neuer, il direttore esecutivo. Invece a prendere la parola è proprio un palestinese perseguitato senza pietà. Il dottor Ashraf.
“Madame – esordisce lui rivolgendo un’occhiata di ghiaccio all’ambasciatrice libica – Non so se mi ha riconosciuto. Sono il medico palestinese che è stato usato come capro espiatorio dal suo Paese, la Libia, durante il caso sull’HIV dell’Ospedale di Bengasi, insieme a 5 suore bulgare”. La reazione della signora Hajjaji è tanto seccata quanto istantanea. La donna batte con virulenza il suo martelletto interrompendo Ashraf: “Stop, stop, le chiedo di fermarsi” dice con un’alterigia da prenderla a schiaffi. Aggiunge che potrà continuare il suo intervento solo se si limiterà a parlare dei temi in agenda.
Ma Ashraf sta parlando proprio di negazione dei diritti umani (i crimini libici evidentemente non erano nell’agenda della Conferenza di Ginevra). Quando riprende la parola propone di emendare il testo con alcune note “basate sulle mie sofferenze personali”. L’ambasciatrice lo interrompe di nuovo, sempre agitando quello stupido martelletto censorio. “Signora – continua lui imperterrito – se non è discriminazione questa, di cosa stiamo parlando?”. “La Libia ha partecipato a questa conferenza dicendo che ripudia le pratiche discriminatore. Ma come ci spiega quello che mi è accaduto e che è toccato ai miei familiari?”.
La Hajjaji gli toglie definitivamente la parola e la passa al delegato libico, il quale si affretta a ripetere che Ashraf è andato fuori tema. Così la presidentessa passa la parola al delegato successivo. Ecco com’è andata Durban 2. “Orwell a Ginevra”, ha titolato eloquentemente la rivista americana Commentary.
Un responsabile di Human Rights Watch questi giorni aveva chiesto ai Paesi occidentali di non disertare “Durban II” perché il razzismo va combattuto dentro gli appositi organismi delle Nazioni Unite. Si è anche diffusa la tesi che il testo finale della Conferenza sarebbe stato “emendato” rispetto all’estremismo delle bozze precedenti. In realtà a Ginevra è andato in scena il classico “doppio standard” che le Nazioni Unite – o meglio la lobby terzomondista che ha egemonizzato l’Onu – usa per attaccare Israele, il colonialismo europeo e il neocolonialismo americano, tacendo o censurando gli altri episodi di persecuzione di cui si macchiano i regimi liberticidi in giro per il mondo.
http://www.loccidentale.it/articolo/un+medico+palestinese+smaschera+l%E2%80%99ipocrisia+di+durban+e+i+crimini+della+libia.0070229
(Con questo link si può vedere anche un video)
Orwell a Ginevra
di
Roberto Santoro
23 Aprile 2009
La storia che vogliamo raccontarvi ha per protagonista il medico palestinese Ashraf al-Hajui. Qualcuno ricorderà che nel 1999 fu arrestato in Libia con 5 suore bulgare. L’accusa era pesantissima: aver infettato centinaia di bambini con sangue contaminato dal virus dell’Aids. La polizia lo rinchiuse per 8 anni nelle galere libiche e fu un’esperienza infernale. Ashraf ha raccontato di essere stato stuprato ripetutamente da un pastore tedesco, che gli sono state strappate via le unghie dalle mani, che lo tormentavano con scosse elettriche ai testicoli. Ha “confessato” tutto pur di sfamare i suoi carnefici. Alla fine è stato liberato grazie al provvido intervento della Francia. Siamo nel 2007.
Anche l’arcigna signora Najjat al-Hajjaji è libica. Per la precisione è stata l’ambasciatrice del Colonnello Gheddafi durante i lavori preparatori di Durban II. E non si tratta di un delegato qualsiasi. L’hanno nominata presidentessa del main committee che coordinava il vertice. Qui arriva il colpo di teatro, un punto micidiale messo a segno da “UN Watch”, l’organizzazione ebreo-americana che si occupa di “monitorare le performance delle Nazioni Unite per verificare se rispettano i principi della loro Carta fondativa”.
Venerdì scorso, la main commission della signora Najjat concede 30 minuti alle Ong per discutere e avanzare proposte sul testo che quello stesso giorno sarà approvato per acclamazione. Nel coacervo di Ong impegnate a ricordare al mondo la persecuzione dei palestinesi, la presidentessa concede la parola al delegato di UN Watch. Forse si aspettava un intervento di Hillel Neuer, il direttore esecutivo. Invece a prendere la parola è proprio un palestinese perseguitato senza pietà. Il dottor Ashraf.
“Madame – esordisce lui rivolgendo un’occhiata di ghiaccio all’ambasciatrice libica – Non so se mi ha riconosciuto. Sono il medico palestinese che è stato usato come capro espiatorio dal suo Paese, la Libia, durante il caso sull’HIV dell’Ospedale di Bengasi, insieme a 5 suore bulgare”. La reazione della signora Hajjaji è tanto seccata quanto istantanea. La donna batte con virulenza il suo martelletto interrompendo Ashraf: “Stop, stop, le chiedo di fermarsi” dice con un’alterigia da prenderla a schiaffi. Aggiunge che potrà continuare il suo intervento solo se si limiterà a parlare dei temi in agenda.
Ma Ashraf sta parlando proprio di negazione dei diritti umani (i crimini libici evidentemente non erano nell’agenda della Conferenza di Ginevra). Quando riprende la parola propone di emendare il testo con alcune note “basate sulle mie sofferenze personali”. L’ambasciatrice lo interrompe di nuovo, sempre agitando quello stupido martelletto censorio. “Signora – continua lui imperterrito – se non è discriminazione questa, di cosa stiamo parlando?”. “La Libia ha partecipato a questa conferenza dicendo che ripudia le pratiche discriminatore. Ma come ci spiega quello che mi è accaduto e che è toccato ai miei familiari?”.
La Hajjaji gli toglie definitivamente la parola e la passa al delegato libico, il quale si affretta a ripetere che Ashraf è andato fuori tema. Così la presidentessa passa la parola al delegato successivo. Ecco com’è andata Durban 2. “Orwell a Ginevra”, ha titolato eloquentemente la rivista americana Commentary.
Un responsabile di Human Rights Watch questi giorni aveva chiesto ai Paesi occidentali di non disertare “Durban II” perché il razzismo va combattuto dentro gli appositi organismi delle Nazioni Unite. Si è anche diffusa la tesi che il testo finale della Conferenza sarebbe stato “emendato” rispetto all’estremismo delle bozze precedenti. In realtà a Ginevra è andato in scena il classico “doppio standard” che le Nazioni Unite – o meglio la lobby terzomondista che ha egemonizzato l’Onu – usa per attaccare Israele, il colonialismo europeo e il neocolonialismo americano, tacendo o censurando gli altri episodi di persecuzione di cui si macchiano i regimi liberticidi in giro per il mondo.
http://www.loccidentale.it/articolo/un+medico+palestinese+smaschera+l%E2%80%99ipocrisia+di+durban+e+i+crimini+della+libia.0070229
(Con questo link si può vedere anche un video)
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