domenica 17 maggio 2009

Il pensiero pensante ed il pensiero pensato.

L’attualismo di Gentile.


“ la realtà non è pensabile se non in relazione coll'attività pensante per cui è pensabile”


Ne consegue che il pensare è essenzialmente attività e si distingue tra pensiero astratto e pensiero concreto, Il pensiero pensato, non essendo in atto, è astratto. il pensiero concreto è il pensiero in atto.


Alcune riflessioni.


Il pensiero in atto è il mio Io, è l’autocoscienza dell’ Io esistente, dell’Io soggetto, penso dunque sono, è la realtà vera, non la realtà mediata dai sensi, come dice Schopenhauer, è un pensiero concreto, un pensiero reale e nell’atto del pensare si sintetizzano pensiero, essere, realtà, soggetto ed oggetto. Il pensiero pensante è un atto dinamico e pertanto transitorio, che decade nel pensiero pensato che è astratto e statico.


Ma il pensiero pensato dove va a finire?


Per rispondere a questa domanda, occorre cercare nella scienza biologica: il pensiero pensato, elaborato dal cervello viene raccolto nella MLT (memoria a lungo termine). Esemplificando, con terminologia hardware, possiamo dire il pensiero pensante è nella ram e quello pensato sull’ hardisk. Capita spesso di riaprire vecchi files, cioè riprendere pensieri pensati che sono nella MLT e, da questo momento, il pensiero pensato ritorna ad essere pensiero in atto e poi ancora pensato si viene così a creare un loop, più che una dialettica tra pensante e pensato.


Cadendo dall’ “iperuranio” del puro pensiero al mondo empirico della MLT si profila un problema non indifferente: chi ci assicura che le informazioni, in essa immagazzinate, non si siano deteriorate come un vecchio floppy?


Il pensiero pensato riportato alla luce è quello originale oppure una sua copia sbiadita e con errori di visualizzazione?


Se pensiamo che danni all'ippocampo, (deputato all'encoding dei nuovi ricordi), con le aree corticali vicine ad esso causano amnesia e se consideriamo che esiste un branca della fisica che studia la Teoria degli Errori,( è una parte piuttosto noiosa, per cui evito di entrare nei dettagli, ma sostanzialmente, in breve, dice che ogni misurazione o lettura comporta un certo errore, che può essere dovuto allo strumento con cui si effettua la misurazione, errore sistematico, oppure dovuto all’operatore, errore casuale), comunque sia, temo di dover rispondere che, in molti casi, la rilettura dei pensieri pensati non corrisponda fedelmante all’ originale.


Alla luce di queste considerazioni penso che il concetto di attualismo di Gentile sia abbastanza centrato.


Nulla esiste se non nell’atto nel quale viene pensato.


Ed aggiungerei: Nulla esiste di concreto, ossia di realtà vera, se non nell’atto nel quale viene pensato, tutto il resto è approssimazione.


C’è dunque il bug strisciante del relativismo a minacciare la nostra res cogitans?

Marcello

22 commenti:

  1. Non il relativismo, ma il divenire che fa del pensiero pensato un nuovo pensiero attivo.
    Io ritengo che sia vera e possibile ogni cosa pensata, ma, per giungere alla realtà concreta, ha bisogno di molti pensieri pensati e riletti nel loro divenire.

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  2. Io intendevo dire relativismo come conseguenza dell'impossibilità fisica di superare l'approssimazione dovuta al possibile deterioramento delle condizioni biologiche del ns. cervello.
    Abbiamo pensato una "cosa" e al momento di ripensarla ci ritroviamo non la stessa "cosa" ma un pensiero pensato più o meno modificato.
    Questo fatto,essenzialmente fisico, potrebbe influire negativamente sul pensiero pensante,
    cioè dobbiamo tener conto che c'è un x% di errore nel "riportare in vita" un pensiero pensato.
    Dal mio punto di vista il divenire è il passaggio da uno stato esistenziale ad un altro stato esistenziale e non è detto che sia un continuus ma potrebbe essere quantizzato.Sul divenire è più di 2500 anni che i filosofi discutono e, sicuramente, il discorso non è ancora chiuso.

    Il divenire è un tema molto impegnativo e si incrocia inevitabilmente coi concetti di substantia, di essere,di non essere,tutti temi fondanti della filosofia.Sarei anche tentato di farci un post, ma viene sicuramente troppo lungo.
    ciao

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  3. O mio Dio,, come può una mia piccolissima considerazione essere degna di una così larga escussione ?
    Se non avessi temuto di offenderti, avrei riportato qui una risata, nervosa naturalmente, ma non avrei saputo come farla apparire tale.
    Sai che ti dico ? Che non mi conosco se mi accade di dire cose di un certo peso senza avere una base di studi profondi, così come quando non fui ammmessa agli esami di maturità perché mi si accusò di aver copiato e non era vero, tantopiù che l'autore a cui mi sarei ispirata non avevo mai voluto studiarlo perché mi era odioso.
    Scrivi pure i tuoi post, anche lunghissimi, li leggerò con attenzione, ma...

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  4. Una cosa, però, la voglio aggiungere: il tuo ragionamento è carente di quella parte che attiene allo spirito.
    Come puoi limitare il pensiero ad un puro fatto meccanico che scaturisce esclusivamente da cellule neuroniche più o meno perfette o sane ?
    Ragioni quasi come se ciascuno di noi fosse dotato di una macchina pensante, come KIT, l'automobile di quel filmetto seriale americano.
    Il pensiero pensante non può essere solo frutto di un motore più o meno perfetto, ma è fatto anche dalla componente astratta di un sentimento, di un valore spirituale che è del momento e che si modifica col tempo, per cui "riportare in vita" un pensiero pensato implica sempre la condizione spirituale del momento che certamente è diversa, perché sempre in divenire questa, "in relazione" alle condizioni ambientali che la condizionano.
    Forse è questo il relativismo che tu paventi ?
    Allora cade la teoria per cui il pensiero pensato si può presentare modificato solo per l'invecchiamento delle cellule neuroniche.
    Tu dici :"Nulla esiste di concreto, ossia di realtà vera, se non nell’atto nel quale viene pensato, tutto il resto è approssimazione".
    Io trovo invece che non si può parlare di concretezza quando si parla di pensiero pensante o pensato; piuttosto perlerei di frutto che si concretizza solo se recepito da altri, ma diventa concreto solo quando si trasforma in oggetto, quale che esso sia e comunque si realizzi, palpabile od anche impalpabile.
    Che sforzi fai fare alle mie povere "celluline grigie" come dice Poirot...

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  5. Ambra
    andando per ordine,le mie osservazioni erano essenzialmente fisiche,nel senso scientifico della parola.Pertanto il problema dello spirito,non l'ho volutamente trattato ed anche su questo argomento sono scorsi fiumi di inchiostro.
    La teoria si scontra, prima o poi, con la realtà scientifica.
    Tu dici "questo"? bene! lo scienziato ,onesto, risponde andiamo a controllare.
    Così facendo ci troviamo di fronte la situazione che ho descritto nel post.

    Legare lo spirito al pensiero o, unificarlo con esso,non sposta il problema fisico, ma solo quello filosofico, in quanto lo spirito deve essere cmq in noi, ma dove?
    Quali siano le relazioni,ammesso che ci siano, tra spirito e pensiero,difficile dirlo con certezza,si fanno molte ipotesi e se ci aggiungi anche il concetto di anima i problemi si moltiplicano,fino a portare a dire allo scienziato: non ho conoscenze o strumenti tali da poter risolvere il problema. Questa è la posizione agnostica, quella vera non quella dei politicizzati dell'uaar.

    "Nulla esiste etc..." sono le parole di Gentile, io sono partito da queste per dimostrare la mia tesi scientifica alla luce della biologia e della teoria degli errori.
    ciao

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  6. Caro Marcello, m'intrigherebbe continuare il discorso, ma temo di essere troppo ignorante per avventurarmi in una discussione così specifica.
    Combatterei ad armi impari e forse ti farei solo perdere fiato e tempo.
    Ciao Ambra

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  7. Ambra
    Non ti devi preoccupare
    io cerco,quando mi riesce di rispondere e non ho certo la presunzione di essere sempre nel giusto.
    ciao

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  8. Allora voglio fare la birbona.
    Quando parli di pensiero ti riferisci solo a quello dell'uomo vero ?
    Perché anche gli animali pensano e mi piacerebbe indagare se anche per loro si possano manifestare gli stessi problemi esistenziali...
    Perdono perdono !

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  9. Ambra
    osservando la mia cagnetta devo rispondere affermativamente alla tua domanda...
    ciao

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  10. Quindi parli del pensiero che si esprime a parole e con quelle e quelle soltanto trasmette.
    Sta dunque nella parola il suo vero concretizzarsi ?

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  11. Questio scrive Rita (ho avuto il permesso di postarlo qui)

    Affascinante. Nulla esiste perchè la materia non esiste, è una illusione, è il
    nostro materialismo a farci pensare, appunto, che esista la materia.
    Lo spazio è vuoto.
    Le cose esistono perchè sono pensate.
    Cogito ergo sum.
    Io esisto perchè penso e perchè sono pensata. Da Dio?
    Nella mente di Dio tutto è presente.
    Il tempo non esiste, è uno scandire della nostra coscienza.
    Alla fine troveremo la verità?
    Ma se tutto è presente nella mente di Dio noi non finiremo mai. Saremo sempre lì, presenti nella mente di Dio.
    E' forse questa l'immortalità?
    Domande, domande senza risposta. Ma noi continuiamo a cercare senza mai
    stancarci. Siamo segnati da questo destino.
    Rita

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  12. Ambra come al solito preceduto mi hai...eheheh.

    Risponderò ad entrambe quanto prima
    ciao
    Marcello

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  13. Ambra
    La mia personale convinzione da individualista antisociale è che il pensiero sia in noi: Io penso e il fatto che possa farne partecipi altri è ininifluente.La maggior parte di quello che penso rimane in me. Da "pensante" a "pensato",come da ram ad hardisk, e viceversa.
    Se poi parlo è come andare in rete.
    E' un esempio non calzante al 100% ma rende abbastanza l'idea.
    ciao
    Marcello

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  14. Rita
    Hai toccato un argomento,"la materia non esiste",che è, probabilmente quello a cui tende la fisica della teoria delle stringhe.
    Il fatto che non esista la materia, non significa che tutto sia vuoto o addirittura "nihhil". E' l'energia che permea tutto l'universo o gli universi.

    Ma qual'è il mattone ultimo,fondamento del "tutto" oltre il quale non si può andare?
    Secondo Brian Green è la stringa.
    Un filamento unidimensionale di energia vibrante,che secondo il tipo di vibrazione da origine alle varie particelle,fino a formare quella che noi chiamiamo materia.

    A questo punto credo che sia meglio riportare,qualche post che ho scritto tempo fa.
    ciao

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  15. Marcello, come puoi definirti individualista antisociale se, in effetti, comunichi con il prossimo e trasmetti davvero la tua interiorità, tanto che riesci a far vivere le cose e i sentimenti che tu stesso provi ?
    E' vero che ogni individuo è poi sempre solo con sé stesso ed è una monade che nessuno "saprà" mai per intero, è vero che ci son cose o penieri, pensanti e pensati, che di quella monade fan parte ed a nessun altro saranno mai manifesti, ma, come tali,sono la parte essenziale
    dell'esistenza, forse di quel quid esistenziale che tu continui a cercare senza averlo ancora trovato.

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  16. per quello che avrei duvuo pensare e non pensato per quello che avrei dovuto dire e non ho detto per quello che avrei dovuto fare e non ho fatto

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  17. salve a tutti. vorrei riesumare il post ponendo una questione, anzi chiedendo una esemplificazione del concetto chiave dell'attualismo gentiliano. cosa realmente intende gentile per pensiero pensante? la res COGITANS cartesiana? io sono qui, seduto davanti alla mia scrivania, e vedo un vocabolario rosso appoggiato al tavolo. gentile direbbe dunque che il vocabolario esiste unicamente in quanto io, guardandolo, lo penso (pensiero pensante, attivo). infine il pensiero pensato non è attivo e non coincide con la realtà (col dizionario rosso presente in questo momento qui sul mio tavolo) in quanto è una mia idealizzazione del dizionario, l'idea di dizionario che ho io, mia propria e soggettiva. ho capito bene? grazie,
    Giacomo

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  18. Giacomo
    benvenuto

    L'attualismo è l'idealismo di Gentile che riduce tutta la realtà all'atto del pensiero pensante.
    Per Gentile bisogna considerare il pensiero come “attività” e non come sostanza pensante, cioè la "res cogitans"cartesiana.

    L'atto del pensare ha una funzione essenziale poiché è esso che garantisce l'unità tra pensiero e realtà e ha quindi una posizione primaria rispetto a ciascuno di essi.
    L'atto del pensiero è un'attività senza fine dello spirito, perché non appena l'atto si realizza come pensiero pensante, questo si converte in fatto (pensiero pensato) e si oggettiva; come conseguenza viene espulso dall'Io che è attività.

    ciao
    Marcello
    ti lascio questo link
    http://www.scribd.com/doc/21702241/Il-concetto-di-immortalita-nell-Attualismo-gentiliano

    è abbastanza benfatto

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  19. lo leggerò domani adesso non è l'ora adatta :)
    comunque, teoricamente è chiara la differenza pensiero pensante e pensiero pensato (res cogitans). però in pratica, ti chiedo, l'esempio che ho posto riguardo alla questione gnoseologica del dizionario è corretto in ambito attualistico?

    Giacomo

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  20. Scrive Gentile nel Sistema: «Affinché si attui la concretezza del pensiero, che è negazione dell'immediatezza di ogni posizione astratta, è necessario che l'astrattezza sia non solo negata ma anche affermata; a quel modo stesso che a mantenere acceso il fuoco che distrugge il combustibile occorre che ci sia sempre combustibile e che questo non sia sottratto alle fiamme divoratrici ma sia effettivamente combusto.»
    Ti riporto quanto dice il Geymonat (se non lo conosci tieni presente che un marxista, ma di quelli senza paraocchi, infatti si limita a criticare aspramente, e non potrebbe fare altrimenti, solo la politica di Gentile, mentre per quel che riguarda il pensiero filosofico è piuttosto rigoroso nell’interpretazione)
    “…..[Gentile] sostiene che non può esservi sviluppo dialettico fuorchè del soggetto. Esiste sì una logica del pensiero pensato ma essa è quella formale, astratta di tipo aristotelico;la logica concreta dialettica è unicamente quella del pensiero vivo. La prima delle due logiche ora accennate si fonda sui concetti nel senso tradizionale del termine, la seconda si fonda su un’unica categoria, sull’”auto concetto” considerato come ”il pensamento della verità,che si costituisce nell’atto stesso del pensiero che pensa”.
    L’atto del pensiero pensante costituisce,nella filosofia di G., l’unica effettiva realtà, e questo il motivo per cui il suo sistema suol essere denotato col nome di attualismo.”(da Storia della Filosofia)
    Pertanto direi che tu abbia ragione.
    Personalmente la mia visione della realtà è più vicina a quella di Schopenhauer. Non c’è dubbio, che la realtà venga mediata dai sensi, pertanto l’oggetto che pensiamo difficilmente sia quello che è nella sua effettiva realtà. Quindi, secondo me, questo è un limite dell’attualismo e dell’idealismo in genere. Non per niente la scienza, in G., viene ridotta ad un ruolo secondario.
    Questo problema se l’era già posto Platone facendo un distinguo tra mondo delle idee e mondo empirico, ma chi ci assicura che esista un mondo degli archetipi?
    Francamente preferisco Cartesio con il suo cogito e con il suo discorso sul metodo.
    Ciao

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